Stipsi e Colon Irritabile
La stipsi è un sintomo che condiziona in modo pesante la qualità della vita di numerose persone: si calcola che ne soffrano in maniera cronica il 10% degli italiani dei quali 8 su 10 sono donne. Se si esclude la stipsi secondaria a patologie intestinali o provocate da farmaci, la si può considerare come il sintomo più ricorrente in chi soffre della Sindrome dell'Intestino Irritabile.
Una volta escluse le patologie che possono stare alla base della stitichezza secondaria, chi ne soffre viene spesso abbandonato dal medico curante. Mi capita di leggere e sentire molto spesso che, una volta posta la diagnosi di intestino irritabile, il medico deve rassicurare il paziente che non morirà di questa patologia e che deve adattarsi a conviverci.
Personalmente non sono di questa idea.
La stipsi è di per sé un adattamento del colon che, per vari motivi, “decide” di trattenere per tempi più lunghi del normale le feci, riducendo così i movimenti espulsivi che dovrebbero far procedere il materiale fino al retto da dove viene espulso nell'evento della defecazione. I motivi per cui insorge la stipsi sono in gran parte psicologici e possono risalire all'età infantile o ad eventi personali che hanno determinato un deciso cambiamento delle abitudini evacuative.
Chi soffre di stipsi può avere i seguenti sintomi: lingua patinata, riduzione dell'appetito, meteorismo e flatulenza,
nausea, ridotta attenzione alle normali occupazioni, depressione, irrequietezza, cefalea, insonnia e irritabilità, oppure … non avere nessuno dei suddetti sintomi. Ciò può sembrare molto strano, specialmente per chi di stipsi non ne soffre affatto, ma quello che si constata non di rado è che esiste anche chi convive apparentemente bene con la propria stitichezza, tanto che, aumentare la frequenza delle evacuazioni può provocare qualche problema di organizzazione della propria giornata, provocando sensazioni sconosciute di movimenti intestinali a cui non si era abituati.
E' calcolato che lo stitico incomincia a preoccuparsi del proprio problema richiedendo un aiuto allo specialista in
media dopo 17 anni che ne soffre. Una bella resistenza, vero?
In realtà la stipsi è un problema che può portare, come esito, a soffrire di emorroidi, ragadi, rettocele, prolasso
rettale, ecc. che obbligano il paziente a rivolgersi al chirurgo. Ma dietro c'è una lunga storia di tentativi “fai da te”di risolvere l'annoso problema con i metodi più disparati; tentativi che spesso portano al chirurgo. Tuttavia non ne
farei una colpa direttamente al paziente in quanto so bene che questi tentativi sono spesso indotti dall'aver sperimentato la sfiducia nelle soluzioni proposte dalla medicina ufficiale.
Oltretutto ci si potrebbe occupare della stipsi ogni volta che c'è un'allergia, una dermatite, un'emicrania ricorrente, una
cistite, una vaginite, una prostatite, una lombalgia, una dispepsia, scoprendo che alla base di molti disturbi in settori diversi dall'apparato intestinale forse, c'è una disbiosi (alterazione della normale flora batterica)causata da feci ristagnanti. La disbiosi è il risultato della stipsi, in concorso con una scorretta alimentazione e una cattiva digestione ed è, in pratica, lo sconvolgimento dell'equilibrio del“microbiota” (l'insieme dei batteri presenti nel colon), considerato ormai come un vero e
proprio organo del nostro corpo.
Per avere un'idea dell'importanza del microbiota basta dire che supera di gran lunga la quantità di cellule dell'intero organismo essendo composto da più di 100.000 miliardi di cellule.
Il microbiota partecipa al metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei lipidi, regola la secrezione degli ormoni, del pH e degli ioni H, nonché la produzione di composti anti-batterici. Vi sono fattori che influenzano le attività del microbiota intestinale, sia in senso positivo che negativo, tra questi possiamo ricordare la tolleranza al sistema immunitario, la colonizzazione dell'epitelio intestinale, la sintesi di enzimi per utilizzare i nutrienti disponibili, la resistenza agli stress, il comportamento alimentare, la terapia antibiotica, il quadro genetico dell'ospite, e le malattie croniche. Da ciò si capisce come il corretto ricambio del materiale intestinale sia di particolare importanza per un buono stato di salute.
Si sente parlare da alcuni anni dell'intestino come “secondo cervello”e non si fa fatica a credere che sia vero, dato che, sicuramente, l'apparato intestinale è l'organo psico-somatico per eccellenza. Scientificamente si parla di asse cervello-intestino (brain-gut axis) e si scoprono sempre più connessioni nervose e biochimiche tra zone del cervello sedi del nostro
inconscio e il tratto intestinale, oltre al fatto che esistono numerosi sistemi riflessi di adattamento autonomo residenti localmente nella parete intestinale.
E' probabile che determinati atteggiamenti comportamentali di reazione a stress acuti o cronici possano provocare spasmi
del tratto discendente del colon (è ben conosciuto il reperto della cosiddetta “corda colica”). Potrebbe essere verosimilmente la trasmissione di uno stato ansioso cronico, per intenderci, la traduzione somatica dell'atteggiamento
“tengo duro e vado avanti” in una situazione conflittuale che non si risolve. Se riflettiamo, ognuno di noi potrebbe averne una. Ma la reazione allo stress non è la stessa per ogni individuo e ciò che di psichico si riflette sul corpo può avere dei risvolti del tutto personali. Quindi è comprensibile che non esiste un stesso rimedio che possa risolvere il
problema a tutti.
I tentativi che di solito si fanno per risolvere la stipsi sono spesso destinati all'insuccesso per il fatto che raramente riusciamo ad avere un feedback reale dall'intestino. Io dico sempre ai miei pazienti che il cervello è distante circa otto metri dal colon. Per dire che le sensazioni che ci arrivano dalla pancia sono grossolane e quindi le reazioni che l'individuo può avere rispetto ai disturbi intestinali possono essere del tutto sbagliate. Infatti l'intestino è un organo autonomo che non riusciamo a controllare con la nostra volontà ma che risponde benissimo agli impulsi del nostro inconscio. E' come se decidessimo di controllare il rossore del viso quando siamo imbarazzati o la sudorazione quando abbiamo caldo o siamo nervosi.
I rimedi che ognuno può trovare per tentare di risolvere la stipsi sono innumerevoli, semplicemente perché il commercio è di gran lunga più svelto della scienza medica a proporre soluzioni per i suoi potenziali clienti. D'altra parte, raramente alla base della scelta di un prodotto per la stipsi ci sta una decisione razionale. Quindi, a fronte di un'offerta ampia e fantasiosa è raro che si azzecchi proprio il prodotto giusto.
La conseguenza è un trattamento inadeguato che porta la nostra stipsi cronica a trascinarsi per molti anni con ripercussioni anche gravi sulla salute mentale e fisica.
La figura che ci vorrebbe a questo punto è un buon psicologo o un buon medico o meglio, un buon medico-psicologo. Insomma c'è, come si suol dire, tanta roba. Sarebbe opportuno inventare una figura che sintetizzi l'esperto sul piano fisico-organico e quello che conosca le reazioni del corpo alle più svariate sfumature del nebuloso mondo della psiche.
Non è sicuramente semplice uscire da questa empasse e credo che la cosa più difficile da dire al paziente è che la soluzione non può essere immediata. Cosa che spesso non è accettata da parte di chi è alla costante ricerca di un rimedio che lo faccia evacuare il giorno stesso.
Purtroppo una cosa è trovare il rimedio che fa evacuare assumendolo regolarmente tutti i giorni, altro è riabilitare
l'intestino a stimoli e movimenti normali senza bisogno di assumere farmaci o integratori. Quindi, quasi sempre, la risoluzione completa del problema avviene per gradi e in un lasso di tempo piuttosto lungo, quando si è riusciti a creare
una sorta di condizionamento positivo, accompagnando il corpo a rispondere a stimoli indotti in modo naturale attraverso l'alimentazione e, se ciò non basta, con un programma basato sull'uso di integratori naturali scelti in base alla loro efficacia adattata al singolo individuo.
Il medico che pratica l'IDROCOLONTERAPIA si trova in una posizione privilegiata rispetto ad altri colleghi che devono valutare il funzionamento del colon. Infatti l'Idrocolonterapia, al contrario di altri esami strumentali, viene effettuata con l'intestino ripieno del suo normale contenuto. Quindi l'operatore dal comportamento del colon nelle varie fasi di riempimento ed evacuazione trae delle importantissime informazioni, utili per prendere le successive decisioni terapeutiche e monitorare passo per passo l'andamento delle cure.
Affidarsi ad un medico praticante l'Idrocolonterapia può essere quindi una soluzione interessante per risolvere in modo razionale il problema della stipsi. Avverto, per non creare eccessive aspettative, che la terapia in sé non è la soluzione rapida ma, può essere un valido strumento per avere diversi vantaggi:
un benessere immediato, anche se momentaneo, la riabilitazionedei movimenti intestinali, risoluzione della disbiosi che complica il quadro clinico, individuazione delle connessioni psicosomatiche alla base del problema e presa di coscienza da parte del paziente. Una maggiore consapevolezza del paziente risulta la chiave di volta per portare avanti il lavoro di cambiamento sia sul piano alimentare che nelle proprie abitudini di vita.
L'Idrocolonterapia pone il medico letteralmente a fianco del paziente. Ogni strategia è motivata e discussa
insieme così egli non si trova più a gestire da solo i propri disturbi ma, supportato da un esperto è in grado di comprendere in modo preciso cosa accade all'interno del suo intestino.